È avvento. E per te cos’è?

È avvento, guardare al futuro per prepararsi a rivivere un evento passato che ha reso la vita di ognuno più bella, diversa, ricca…

Il verbo si fa carne, e stravolge gli schemi.

Avvento è un tempo di grazia, in cui rileggere i segni di quell’incontro con Gesù che ha dato senso alla nostra vita. Ma avvento è anche attesa dell’ineffabile, dell’imprevedibile, di una gioia improvvisa che stravolge la nostra vita.

Vi proponiamo dunque una riflessione del nostro “amico” don Tonino Bello su questo tema… buona strada verso il Natale.

L’AVVVENTO SECONDO DON TONINO BELLO

«C’è nella storia, una continuità secondo ragione, che è il futurum.

E’ la continuità di ciò che si incastra armonicamente, secondo la logica del prima e del poi. Secondo le categorie di causa ed effetto. Secondo gli schemi dei bilanci, in cui, alle voci di uscita, si cercano i riscontri corrispondenti nelle voci di entrata: finché tutto non quadra.

E c’è una continuità secondo lo Spirito, che è l’adventus.

E’ il totalmente nuovo, il futuro che viene come mutamento imprevedibile, il sopraggiungere gaudioso e repentino di ciò che non si aveva neppure il coraggio di attendere.

In un canto che viene eseguito nelle nostre chiese e che è tratto dai salmi si dice: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi: ha fatto germogliare i fiori tra le rocce!”. Ecco, adventus è questo germogliare dei fiori carichi di rugiada tra le rocce del deserto battute dal sole meridiano.

Promuovere l’avvento, allora, è optare per l’inedito, accogliere la diversità come gemma di un fiore nuovo. Cantare, accennandolo appena, il ritornello di una canzone che non è stata ancora scritta, ma che si sa rimarrà per sempre in testa all’hit-parade della storia.

Mettere al centro delle attenzioni pastorali il povero, è avvento. E’ avvento, per una madre, amare il figlio handicappato più di ogni altro. E’ avvento, per una coppia felice e con figli, mettere in forse la propria tranquillità, avventurandosi in operazioni di “affidamento”, con tutte le incertezze che tale ulteriore fecondità si porta dietro, anzi, si porta avanti.

E’ avvento, per un giovane, affidare il futuro alla non garanzia di un volontariato, alla non copertura di un impegno sociale in terre lontane, alla gratuità e “inutilità” della preghiera perché la sua testimonianza sia forte in questi tempi di confusione.

E’ avvento, per una comunità, condividere l’esistenza del terzo mondiale e sfidare i benpensanti che si chiudono davanti al diverso, per non permettere infiltrazioni inquinanti al proprio patrimonio culturale e religioso.

E’ avvento, per una congregazione religiosa o per un presbitero Diocesano, allentare le cautele della circospezione mondana per tutelarsi il sostentamento, facendo affidamento sulla “insostenibile leggerezza” della Provvidenza di Dio… »

(Da una meditazione sull’Avvento di don Tonino Bello)

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