Vogliamo esprimere profondo affetto e vicinanza al capo che ha voluto condividere la sua esperienza di questi giorni e ringraziarlo per averci testimoniato, insieme a sua moglie, anche lei capo nell’Agesci Abruzzo, entrambi Covid positivi, fiducia, coraggio e speranza nella fragilità e nella difficoltà (http://www.abruzzo.agesci.it/servire-da-un-letto/).
La loro testimonianza ci dà l’opportunità di una riflessione e di una proposta.
Una vecchia canzone della nostra tradizione di cui conosciamo molto bene la profonda forza poetica ed evocativa, dice: “Insieme abbiam marciato un dì per strade non battute, insieme abbiam raccolto un fior sull’orlo di una rupe…” Oggi qual è la rupe? Qual è il fiore?
La rupe è questo tempo sospeso tra il passato e il futuro, un tempo che ci chiude nel presente, proprio noi, che viviamo progettando a tutti i livelli: progetto del capo, progetto educativo, progetto di Zona, Azioni Prioritarie Regionali… anche le SNI sono un modo potente e comunitario per gettare lo sguardo in avanti, in un tempo che non ci è ancora dato e che noi crediamo già di possedere nelle mille riunioni e attività, nelle assemblee e negli incontri e nei campi ed esperienze, per noi e per i ragazzi.
E, credendolo nostro, di solito, lo pregustiamo con avidità e possesso, con lo stesso vorace desiderio con cui ci piace immaginare, durante il cammino, un piatto succulento, capace di ristorarci dopo la fatica della strada. E, molto spesso, dopo averlo tanto pensato e preparato, di fatto riusciamo a gustarlo pienamente, cioè le cose vanno quasi esattamente come le avevamo previste. Forse, però, a volte le cose non seguono il corso che noi avevamo stabilito e, in fase di verifica, ci accorgiamo che è meglio così. Che c’erano in serbo delle cose nuove per noi. I ragazzi ci stupiscono, ci stupisce la meteorologia oppure ci stupiscono certe difficoltà o certi incontri provvidenziali che noi, amanti della Strada e dell’Avventura, riconosciamo subito come doni del Cielo.
E questo tempo sospeso ci mostra oggi con più forza, tra le altre cose, questo volto del tempo futuro, del progetto, cioè la sua precarietà, la sua imprevedibilità, e ci riporta, ci costringe al presente.
La rupe è questo presente, questo tempo in cui, per forza o per obbedienza, siamo costretti ad un distanziamento sociale che ci porta dentro le nostre case, dentro spazi vissuti spesso frettolosamente o distrattamente, dentro dinamiche interiori e relazioni, spesso vissute in modo routinario e, forse, a volte scontato.
La rupe sono queste pareti, le pareti della nostra casa, le pareti di una stanza di ospedale che amplificano il nostro desiderio di vita all’aria aperta, per noi e per i nostri ragazzi.
La rupe è questa diffidenza, questa paura degli altri, del mondo, dell’aria, quasi.
La rupe è questa vertigine, questo senso di vuoto e di angoscia che ci conduce a cercare il responsabile, l’untore, il colpevole: trovarlo renderebbe, illusoriamente, più sopportabile la fatica di questo isolamento e i disagi materiali e psicologici che comporta, e ci mostrerebbe più prossima la soluzione, una strada che ci riporti al punto di partenza, al come eravamo.
Come fare, dunque, per non cadere giù da questa rupe?
Grazie alla tecnologia, possiamo continuare a riunirci “a distanza” e possiamo continuare a preparare attività e proposte per i ragazzi, possiamo tenerci in contatto con loro e continuare a “fare”. In questi giorni abbiamo saputo, con gioia, di varie iniziative messe in atto dalle Comunità Capi: strade nuove per continuare la nostra azione educativa e per supportare i ragazzi e le famiglie in questo momento di disagio e disorientamento.
Tuttavia crediamo che, nascosto in questo “fare” possa celarsi, se non siamo attenti e vigili, un virus tipico del nostro tempo, che può provocare effetti molto pericolosi a livello educativo e spirituale:
l’iperattivismo che viene dalla iperconnessione. E allora qual è il fiore che vogliamo invitarvi a cogliere sull’orlo di questa rupe di sospensione, di vita al chiuso, di paura, di isolamento?
Il fiore del presente, dell’interiorità, della fiducia, del silenzio.
Vogliamo invitare i capi a considerare la sospensione delle attività come una preziosa opportunità per immergersi nella vita domestica, nella vita interiore, in quella pace che si può trovare solo nella compagnia di se stessi, per riscoprire le radici profonde della propria vocazione.
Vogliamo invitare i capi a considerare questo tempo come una fertile opportunità per fermarsi e formarsi come capi, approfondendo lo studio dei documenti dell’Associazione e, come cristiani, pregando e amando lo studio della Parola.
Vogliamo invitare i capi a fare di questa Quaresima un cammino interiore che porti ad una maggiore conoscenza di sé, alla cura di quelle relazioni significative di amicizia che ci elevano il cuore al Cielo.
Vogliamo invitare i capi a stabilire poche ed essenziali proposte per i ragazzi, in modo che anch’essi possano avere il tempo per riposare, oziare, immaginare, desiderare. Da queste esperienze potranno, forse, più facilmente portarsi alla preghiera, al dialogo con il Signore che abita il loro cuore e la cui voce nella frenesia quotidiana spesso faticano a riconoscere. Del resto, come noi, che insieme a loro, abbiamo bisogno di Maria, non solo di Marta.
Come al solito, com’è giusto che sia, non ci sono ricette facili, né standardizzate: come diceva Don Bosco, “l’educazione è cosa di cuore” e l’arte del capo è quella spada di luce che ci consente di tagliare ciò che riteniamo, a volte anche per motivi di cui, sul momento, non sappiamo rendere perfettamente ragione, ma ci fidiamo di una Voce più grande di noi.
L’arte del capo ci consente di applicare strumenti e idee con fantasia e coraggio, doti oggi importantissime.
Che ci guidi l’unico fine che condividiamo: “L’amore di Cristo ci spinge” 2 Corinzi 5,14.
E per noi, come capi, questo amore si incarna nei ragazzi.
Se cogliamo il fiore dello Spirito, il nostro abbraccio con loro e fra di noi, avrà quel profumo.
Concludiamo manifestando la nostra vicinanza a chi si trova nella prova: in questo momento tutti noi ci inginocchiamo con le mani alzate come Mosè, abbracciando nella preghiera le nostre comunità capi e le famiglie dei nostri ragazzi che stanno vivendo la sofferenza direttamente o indirettamente collegata alla diffusione di questo virus.
Fraternamente,
Il Comitato Regionale.
No Replies to "Sul sentiero verso la vetta, se tendi la mano…ecco la mia! (Quando la strada è stare fermi)"
I commenti sono moderati.
La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
La moderazione non è immediata.