E’ iniziato il periodo dell’anno che concentra in pochi giorni quasi tutti i misteri della nostra fede.
Gesù uomo, fragile, che vive, soffre e muore per poi risorgere.
Gesù che parla di cose così assurde da essere la chiave di volta per avere una vita piena. Ci sarebbe da fermarsi, chiudere gli occhi e vivere questo momento soli, su una montagna assolata carezzati dal fresco vento primaverile. Ci sarebbe da sedersi ore davanti ad un pezzo di pane divenuto carne, per adorarlo ed abbracciarlo con il corpo e con l’anima. Ci sarebbe da stendersi su un prato, in silenzio, a mezzogiorno per pregare al ritmo del passaggio di ogni nube candida in cielo.
Avrei voglia di balzare incontro ed abbracciare quell’uomo che ha sofferto e sudato sangue nell’attesa al Getsemani, mentre chi avrebbe potuto sostenerlo si è addormentato ad un tiro di sasso da lui.
Il tempo si appiattisce in un momento, e la morte di un uomo avvenuta due millenni fa si fa presente nella vita di ciascuno. L’abbraccio ed il sostegno che non ha ricevuto dai discepoli, oggi, potremmo darlo noi.
Ma ci casco anche quest’anno.
Sono un capo scout, e devo donare ai miei ragazzi questo tempo.
Tempo per portarli ad adorare con me Lui che soffre ed aspetta in preghiera il tradimento di un uomo, tempo per rendere onore a Lui che è morto per noi, tempo per accompagnare loro a gioire della sua risurrezione.
Ma questo tempo lo vivo con fatica. Lo vivo con l’ansia del fare, l’ansia del dare, l’ansia della frustrazione che avrò quando loro avranno l’occhio annoiato davanti ad un’ostia illuminata nel buio di una chiesa, ed io che devo spendere quel tempo a chiedere un silenzio forzato quando avrei voglia di stare in quel luogo da solo, faccia a faccia con lui. E divento egoista.
In questo tempo mi chiedo che senso abbia portare dei bambini in processione dietro ad una statua fredda in una città che ci vive con fastidio, che senso abbia chiedere a dei ragazzi di attendere due ore in chiesa l’arrivo della mezzanotte di Pasqua… mi sento scippato dell’abbraccio che vorrei correre a dare a Gesù che soffre ad un tiro di sasso da me. Che frustrazione!
Ho scelto il servizio in Agesci. L’ho scelto: non mi è stato imposto.
Si sceglie di amare, ed ho scelto di amare Gesù portando a lui i bambini ed i giovani.
“Senti che bel vento, non basta mai il tempo. Domani un altro giorno arriverà.” E cerco un senso, e lo trovo, di nuovo, in Lui.
Ho scelto di servirlo, ho scelto di fargli incontrare i ragazzi che mi ha affidato.
E se loro il senso non lo trovano, domani arriverà, ed il seme che Lui sta piantando oggi dentro di loro, forse fiorirà.
E allora ci penso, ci prego, e la frustrazione di oggi si trasformerà in abbraccio. Ed arriverà la gioia. Forse con fatica, ma gioirò.
Buona Settimana Santa, Buona Pasqua.
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