Se mi chiedessero di individuare con una parola ciò che caratterizza più spesso le nostre attività, risponderei senza esitare: la Provvidenza. Quante volte iniziando un campo estivo con meteo sfavorevole, la pioggia è venuta a trovarci solo dopo aver ben piantato l’ultimo picchetto dell’ultima tenda!
Così è stato anche per domenica 4 marzo, il giorno in cui avevamo fissato l’uscita di (quasi) Primavera! Era ormai una settimana che pioveva, ma le Grotte di Stiffe in provincia de L’Aquila attendevano i nostri Reparti da giorni e i responsabili ci rassicuravano che la visita sarebbe stata possibile.
Quella mattina, invece, ad accoglierci c’era un fiume in piena che dalle cave scendeva già gonfio e rabbioso. Noi capi capimmo subito e girammo i tacchi.
L’Aquila da sempre mi ha accolto, mi ha formato negli anni dell’Università, mi ha coccolato, mi ha mostrato di sé il lato bello e gioioso e quello ferito e triste. Ero sicura che ancora una volta avrebbe fatto breccia nel mio cuore e in quello dei ragazzi che ci hanno affidato.
Porta Bazzano, la basilica di San Bernardino, i Quattro cantoni, il Castello e il suo parco, piazza Duomo, la Chiesa di San Giuseppe Artigiano, la Basilica di Collemaggio. Adesso direte: “sì, ok, una semplice passeggiata in centro!”.
Io ho guardato solo gli occhi e la bocca dei ragazzi, l’espressione che insieme formavano era unica. Hanno attraversato quelle strade un po’ sgangherate con la stessa mimica che hanno quando percorrono un sentiero ripido e frastagliato per arrivare in vetta: erano cauti, attenti, timorosi, a volte quasi meravigliati, in silenzio un attimo prima e pieni di domande dopo ogni proposta che ricevevano da noi.
A Collemaggio, in particolare, credo che le loro menti siano volate oltre: ascoltavano la storia di Celestino come bimbi imbambolati davanti alle storie del nonno. Sicuramente questo è merito del nostro amico capo Ruggero che narrandoci degli aneddoti aquilani e della vita del vecchio Papa ha trasmesso tutto l’amore che prova per la sua città e la stima di quel personaggio che i ragazzi ricordavano solo per un passo de La Divina Commedia. In verità, anche Ruggero è stato frutto della Provvidenza: è bastata una telefonata d’aiuto e lui teneramente è accorso ad accoglierci.
Avremmo potuto essere amareggiati per la bella uscita che avevamo preparato andata in fumo. Invece, di questa giornata iniziata col maltempo, i ragazzi porteranno nello zaino un sole splendido, una città con tante crepe, tante gru da perderne il conto, la storia virile e fragile, l’accoglienza che hanno ricevuto, i sorrisi e i saluti di ogni aquilano incontrato, un pranzo alle porte di quella basilica tanto importante per la cristianità ma così vicina a loro, persone come Ruggero e Don Federico Palmerini che in men che non si dica hanno risposto ai bisogni del cuore, della mente e del corpo. E sicuramente vivranno la giornata di oggi e ogni 6 aprile a seguire con un’emozione diversa, un pensiero in più, verso quella città che è nel cuore di ogni abruzzese. Città che hanno imparato a conoscere come fosse una signora dignitosa ed elegante, ma che ha sofferto e ha ancora bisogno delle premure di ognuno di noi.
Francesca, aiuto capo reparto Giulianova1
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