Michela_Silvi 1 racconta la Giornata della memoria e dell’impegno a Firenze

“Semi di giustizia, fiori di responsabilità”, questo lo slogan della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, organizzata da Libera. E ad accoglierci a Firenze c’erano proprio migliaia di fiori che splendevano nella luce fioca di quel sole che il sedici marzo illuminava la città.

Bambini, ragazzi, uomini, anziani, tutti riuniti. 150mila persone con il desiderio di ricordare e far ricordare. Inizialmente la ‘parata’, se così può essere chiamata, un fiume che ha percorso la città, un fiume di anime che volevano far sentire la propria presenza, quasi come a dire: “Io ci sono”.

Striscioni, bandiere di Libera e bandiere di pace, si camminava insieme. Scritte lampeggiavano ovunque, ognuno esprimeva la sua storia: c’erano famigliari delle vittime della strage di Viareggio, associazioni, gruppi organizzati e anche persone che manifestavano dai balconi delle proprie case. E quei nomi, detti di continuo, i nomi di chi è stato ucciso dalla mafia. La marcia del ricordo, poi l’arrivo in quello spazio vicino lo stadio. Dal palco una voce, diceva: “Siamo tantissimi!” E lo eravamo.

Uno sciame di persone giunte da tutt’Italia, tutti ammassati lì per quell’ideale che univa tutti. Il discorso iniziale, i ‘grazie di essere qui’, la fila di donne, uomini e bambini sul palco per leggere uno alla volta i nomi delle vittime, quei nomi che dopo un po’ ti penetrano nell’anima e vorresti che non ce ne siano più perché non puoi credere a quante persone sono state uccise. Un momento ‘toccante’ credo che lo abbiano definito i giornalisti. Beh, io ribatto dicendo che era un momento in cui quei nomi arrivano ad uccidere tutte le tue convinzioni e ti viene anche un po’ da imprecare. ‘Toccante’ è troppo poco.

E poi l’arrivo di Don Ciotti. Lo avevo visto già in video, sembrava un uomo dall’aria un po’ maldestra e pacioccona, ma dopo aver sentito la sua voce mi sono ricreduta. “Non  uccidiamoli una seconda volta” diceva. Ha ripetuto questa frase tante volte, forse troppe, così tante che credo sarà la frase più significativa di tutta l’intera giornata. Il suo discorso sembrava lanciato al cielo, come un grido di libertà, come un segnale, un segno. Era come dire: “Stato, noi siamo qui!” Era mettere il proprio dolore a servizio di tutti, affinché tutti sapessero. Perché forse c’è troppa ignoranza nel nostro paese, non  si conoscono i fatti realmente importanti, i nomi delle vittime vengono via via dimenticati, ma chi ha sofferto non può scordare il dolore che la loro perdita ha comportato. Un grande spunto di riflessione, un grande urlo rivolto a tutta l’Italia, al mondo intero. Uno sputo in faccia alla mafia e all’illegalità.

 A fare da cornice ad una manifestazione che sicuramente rimarrà nel cuore di tutti quelli che l’hanno vissuta, la voce splendida e penetrante di Fiorella Mannoia con una versione commuovente di ‘La storia siamo noi’. La sua ammaliante interpretazione, seguita da altre canzoni, ha messo la firma sotto una pagina di emozioni intense. E per un momento, osservando migliaia di persone commosse ed abbracciate ascoltando le stesse parole, ti senti realmente pieno di ogni tipo di esperienza, perché sai che ovunque andrai, qualsiasi cosa farai, non dimenticherai mai quei visi, quelle voci, quei nomi letti con sofferenza, la voce acuta di Don Ciotti. Oramai tutto diventa una parte di te. Non si scordano le voci di corteo dei famigliari, non si scordano tutti quei nomi di persone che ti sembrano così simili a te.

Forse è solo una piccola goccia nell’oceano di uno stato che tace, ma la pioggia è formata da gocce. Siamo noi a creare la nostra storia. Siamo noi questo piatto di grano.

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Michela_Alta Sq. Silvi 1

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