La disinformazione ci usa! E intanto noi…?

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Continua il tiro a segno, e il bersaglio siamo sempre noi. Noi scout che veniamo sempre apostrofati per fatti e vicende che evocano situazioni negative. È strano constatare che la stampa e la maggior parte dei media si ricordino di noi solo in occasione di fatti dai quali possa essere distillato qualche passaggio che conduca ad una critica globalizzata e stereotipata nei confronti dello scautismo.
Chi si occupa della crescita di giovani e ragazzi, sa quanto sia importante “sporcarsi le mani” con i loro problemi riuscendo ad instillare sani principi che, metabolizzati, li fanno diventare i “buoni cittadini di domani”.
Veniamo ai fatti recenti.

F.I.S. (Federazione Italiana dello Scautismo) ha commissionato all’Istituto degli Innocenti (Edmondo Berselli di Repubblica ironizza anche sul nome dell’associazione evidenziando le congetture che muovono la sua penna nei nostri confronti), una indagine conoscitiva su oltre 2500 ragazzi di 25 Paesi che hanno partecipato a Roverway 2006. Sono stati interpellati adolescenti scout (tra i 16 e i 22 anni, maschi e femmine in pari numero), appartenenti a 39 associazioni di 25 Paesi, con la prevalenza di italiani, spagnoli e portoghesi; alla luce di questo è evidente l’infondatezza di affermazioni secondo le quali la maggior parte degli intervistati è iscritta all’AGESCI.
Questa indagine ha evidenziato in modo chiaro molti aspetti che ci inorgogliscono e ne riportiamo alcuni: “Rover e scolte europei continuano a riporre fiducia nella famiglia (oltre il 70%), nei loro capi, negli insegnanti e negli scienziati. Guardando al futuro appaiono consapevoli e disincantati, più di uno su quattro si dichiara preoccupato, ma due su tre sono pronti a rimboccarsi le maniche per poter avere un lavoro realizzante e socialmente utile. L'impegno sociale porta quasi la metà degli scout a fare esperienze di volontariato anche in altre associazioni e conferma la marcia in più che lo scoutismo riesce a inserire nei giovani.”
Ma questa non è materia di gossip….!
E allora, se i nostri ragazzi si rimboccano le maniche per conquistare il proprio futuro, noi stiamo con loro! Di fronte a queste cose dobbiamo essere ancor più determinati, se possibile, nel testimoniare l’adesione ai nostri ideali, dando a chi ci osserva, dentro e fuori l’associazione, la consapevolezza che il metodo di B.P. rappresenta la “Possibilità” per molti ragazzi.

Ma perché continuano a chiamarci Boy Scout?

Marco Cirillo
Inc. Settore Stampa
Agesci Abruzzo

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