Profondamente rivista nei contenuti, l’assemblea AGESCI ABRUZZO tenutasi oggi a Pescara è stata regolata dai temi del terremoto, ma vediamo com’è andata.
E’ iniziata più o meno puntuale l’ Assemblea regionale che, secondo la modifica dell’ordine del giorno, è stata dominata dai temi relativi alle problematiche annesse al sisma aquilano. Importante sottolineare che dai lavori di questa assemblea sono uscite molte cose decisive per il prossimo futuro associativo della nostra regione: per cominciare, per buona pace di Mario Gigante ormai pervaso da un frustrante senso di solitudine associativa (si fa per dire, ovviasmente), è spuntata in extremis dalla base una candidatura importante per la funzione di INCARICATA REGIONALE AL COORDINAMENTO METODOLOGICO. Infatti, a questo incarico, è stata successivamente eletta con la fiducia più ampia, Federica D’Angelo, in forza al CH5 (presentazione).
Un altro punto molto delicato è stata la relazione delle attività sul territorio oggetto del grave sisma, tenuta dai responsabili regionali; commenti, interventi, contributi… tutti densi di pathos, soprattutto le parole espresse dai capi aquilani. Credo che tutti abbiamo ammirato la loro volontà di andare avanti, pronti più che mai a caricarsi la loro croce, animati da una invincibile voglia di uscire, venir fuori da tanti luoghi comuni che rischiano di ghettizzare i protagonisti di questa vicenda nella condizione di terremotato che in passato è stata senza ritorno per alcune popolazioni toccate dalla stessa sorte. Nell’ascoltare le parole di alcuni capi de L’Aquila, il filo sottile dell’emozione che corre intorno ai nostri cuori ci ha aperto gli occhi su come le nostre ansie siano sproporzionate rispetto alla loro volontà di riprendere i propri ritmi, compatibilmente con l’emergenza.
Emergenza secondo Carlo Maci: una semplicità disarmante.
È lui, Carlo Maci, l’Incaricato Nazionale EPC dell’AGESCI, membro della consulta nazionale del volontariato di protezione civile costituita nel gennaio del 2008. Ospite edotto in materia di EPC da terremoto in quanto anche lui vittima di un evento tellurico nella sua regione, la Sicilia. Ha esposto le procedure in tema protezione civile di fronte ai disastri dei terremoti con estrema chiarezza e semplicità. Il suo è stato un linguaggio franco e diretto; il senso delle sue parole è sicuramente rimasto scolpito nella mente di tutti i presenti. Il senso di alcune scelte importanti come quella di privilegiare per l’emergenza “le squadre” extraregionali, è stato chiarito e, alla fine, anche condiviso dalla maggioranza: essere sul territorio ci da una maggiore immediatezza d’intervento per eventi imprevisti e comunque, passata la fase di emergenza a fine giugno, bisognerà garantire alle popolazioni disagiate il servizio necessario. I tempi saranno sicuramente lunghissimi e sicuramente saranno impiegate tutte le forze abruzzesi che avranno dato la disponibilità. Per far questo ci sarà bisogno di una squadra in grado di gestire questa attività. Questo progetto, di immediata applicazione, è stato definito congiuntamente con i nostri responsabili regionali e avrà lo scopo di individuare un Incaricato Regionale EPC (incarico per il quale esiste già un nome) e altri capi scouts che lo affiancheranno. Questi verranno formati su argomenti tipici dell’EPC e andranno così a costituire la pattuglia necessaria per la gestione del post-emergenza. “Non servono rambo per questi servizi” ha commentato Maci, “se qualcuno vuole fare lo scalatore vada nel corpo dei volontari degli alpini, da noi c’è bisogno di cose semplici come quella di gestire 3 giorni di mancanza di animazione per i bambini in una tendopoli. Anche questo è accaduto e noi lo abbiamo risolto. La nostra, quella degli scouts, è una bella faccia e lo sanno anche gli altri. Domani partirà il censimento di tutte le persone che stanno nelle case in campagna e sapete chi lo svolgerà?” ha chiesto alla platea Carlo Maci, “gli scouts con i carabinieri! Uno di noi e uno di loro andranno in giro con la camionetta “dell’arma” ad interrogare le persone. L’ufficialità in certi momenti non basta”. Così Carlo ha concluso il suo intervento che per un’oretta ha catalizzato l’attenzione dei capi regionali.
Le mozioni: ancora per il terremoto.
Nonostante la versione ristretta della nostra assemblea, le mozioni presentate sono state numerose e quasi tutte hanno riguardato cose da fare e non, in funzione del terremoto.
Dal 5 per mille da destinare ad attività pro terremotati, alla route regionale che non si farà più. La prima presentata dai capi di Silvi e la seconda dalla pattuglia regionale R/S. Una sferzata improvvisa è arrivata dalla mozione presentata da Andrea Di Giovanni che, appellandosi a distrazioni diverse che hanno caratterizzato le problematiche sociali regionali come il centro oli e il documento della CEAM e non ultimo il terremoto, ha proposto di riscrivere il progetto regionale.
Fra cuore e corason, è riuscito a conquistare il favore dell’assemblea che ha approvato all’unanimità.
Non è passata invece la mozione presentata da Paride Massari circa il mandato da affidare per fare una valutazione di fattibilità su un eventuale Jamboree da organizzare in Italia entro i prossimi 10/15 anni.
Il nostro servizio fra verità raccontata e vissuta: Tommaso, come noi.
Nella sua omelia, Don Franco, ha posto l’attenzione sul grande messaggio che ci arriva dal Vangelo di oggi: Tommaso non credeva perché non aveva ricevuto lo Spirito… il soffio. Ma allora, se un altro qualsiasi dei Discepoli non avesse incontrato quel giorno il Signore, avrebbe fatto come Tommaso o avrebbe creduto al racconto degli altri presenti?
Questa è la forza del servizio che noi facciamo: alcuni hanno visto, molti hanno avuto il racconto, tutti ci doniamo senza chiedere nulla!
Particolarmente toccante è stato l’offertorio: le zone abruzzesi hanno fatto dono alla zona de L’Aquila di alcuni simboli molto forti; la zona di Teramo ha donato un orologio: tutti noi non abbiamo mai tanto tempo per fare tutto quello che vorremmo, questo è un modo per donare ai nostri fratelli terremotati tutto il nostro tempo; la zona di Pescara ha offerto il Vangelo ad interpretazione del “Duc in altum”, prendi il largo con la tua barca e butta le tue reti ed avrai un pescato generoso, questo inteso come invito a riprendere il largo e confidare nelle rassicurazioni del Signore; la zona di Chieti, nelle parole commosse di Silvia ha accostato L’Aquila alla Terra Santa. Un sacchetto di terra di quei luoghi come Santo gemellaggio fra due luoghi con molte cose in comune: la città colpita nel suo intimo, oltre alle 99 cannelle ha le sue coordinate geografiche che riportano a questo numero; infatti, le coordinate sul Duomo della città sono: lat.: 42.21 e long. 13.23 e quindi 42+21+13+23=99 e ancora 4+2+2+1=9, 1+3+2+3=9, proprio come le cannelle. Casualità ? nel XIII secolo, come sarebbe stato possibile calcolare le coordinate con tale esattezza?
Per le note di colore non ci resta che ringraziare il Clan del PE10 per l’animazione della Messa e il provvidenziale ristoro.
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