Mi presento, sono Matteo del clan Ortona 1 e ho avuto la fortuna di partecipare a questo laboratorio di cui conserverò il ricordo sicuramente per molto tempo. Non ho certo la presunzione di trasmettere, attraverso queste poche parole le sensazioni e le emozioni che noi scout, tutti provenienti dall’Abruzzo, abbiamo provato ma vorrei solo condividere alcuni tra i momenti più significativi da noi vissuti. Arrivati in paese siamo stati accolti dai due simpatici capi campo Luciana e Gianni e purtroppo anche dal tipico odore di acqua sulfurea, senza di cui, però, non si sarebbero formate le splendide grotte da noi esplorate.
Dopo le prime presentazioni, in un clima di giocosa euforia, è iniziata la nostra preparazione tecnica nella sede dell’Associazione Speleologica Acquasantana. Non so se chiamare maestri o amici i membri del C.A.I. che con tanta pazienza ci hanno spiegato l’utilizzo degli attrezzi e del materiale. Il pomeriggio è trascorso così, tra i nostri tentativi di salita e discesa su corda. Era fondamentale capire ed applicare bene le tecniche di progressione in grotta per poter affrontare con sicurezza l’esplorazione del giorno successivo. Il nostro ringraziamento, oltre a tutti i membri dell’A.S.A. e del C.A.I., va specialmente ai due Alessandro per la loro simpatia.
La cena, trascorsa piacevole, ha preceduto la Messa, celebrata da Don Dino sullo stesso tavolo su cui avevamo cenato. Forse per ricordarci che il pane reale e quello spirituale sono entrambi necessari alla nostra vita. Unica nota stonata della giornata è stato il risentimento muscolare riportato da un nostro compagno e che per questo ha dovuto rinunciare all’escursione. La grotta esplorata è stata, infatti, abbastanza impegnativa, specialmente se si è inesperti. Inoltre, ci ha costretti ad un intenso e prolungato sforzo fisico. Perfino l’operazione di entrare in grotta si è rilevata difficile perché l’ingresso è posto circa a meta di una parete rocciosa a strapiombo su un ruscello. E’ stato quindi necessario calarsi dall’alto con delle corde. La lampada alimentata a carburo ci ha permesso di vincere l’ovattata oscurità di luoghi che non hanno mai visto la luce. Il tratto di grotta che abbiamo percorso, a sviluppo misto, alternava tratti orizzontali, facilmente accessibili, e verticali, affrontati con l’aiuto degli amici del C.A.I. . Chi è stato, almeno una volta, in una grotta non attrezzata, sa quali sensazioni si provano in una grotta di questo tipo. Per tutti gli altri non posso che consigliare un’attività del genere, da fare magari assieme a tutto il clan e sempre con l’aiuto di speleologi esperti.
Ciao, Matteo
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