INTERVENTO DEI PRESIDENTI AGESCI PER LA GIORNATA DI RIFLESSIONE SULLA FORMAZIONE SOCIO-POLITICA

Ringraziamo Retinopera per l’occasione fornita di confrontarci, tra associazioni di ispirazione cristiana, rispetto ai delicati temi della politica e dell’impegno per una cittadinanza più responsabile.

Preparare una generazione nuova di cittadini votati al bene comune ci porta a pensare, in modo quasi esclusivo, ai giovani di oggi, perché ci pare che potranno essere i primi in grado di liberarsi dall’immagine di fatica e di pantano in cui attualmente bazzica la politica ed i politici in genere.

Se investiamo da oggi in avanti sui giovani, forse tra 8-10 anni

 

potremo avere una classe politica nuova. Ci pare che prima, con tutta la speranza possibile, sia francamente difficile!

Diciamo subito che, come educatori, come capi scout dell’Agesci, non solo non siamo indifferenti, ma anzi ci sentiamo personalmente ed associativamente molto coinvolti su questi grandi temi, ogni volta che spendiamo il nostro tempo e conduciamo le nostre esperienze con i ragazzi e le ragazze che ci vengono affidati.

Pensiamo che la scelta della Chiesa italiana di centrare il prossimo decennio sul tema dell’educazione sia illuminante oltre che utilissima per raggiungere l’obiettivo di una nuova stagione dei cattolici in politica, per le nostre città e per il Paese, e ci sentiamo particolarmente responsabilizzati, proprio in quanto associazione educativa, a portare in dote il nostro modesto patrimonio pedagogico e metodologico.

Ma forse possiamo dire che questo richiamo giunge con un certo ritardo.

Da anni ormai sono mutati i riferimenti valoriali sia per i giovani che per il mondo adulto. Da anni ormai la famiglia come istituzione, ma anche la parrocchia, arrancano alla ricerca di nuovi equilibri, di nuovi percorsi di identità e di autenticità. Da anni ormai le relazioni interpersonali sono impostate prevalentemente su criteri consumistici, individualistici, egoistici. Nella desolazione ed a volte nello squallore morale che accompagna la quotidianità, in economia, in politica, sui mass media, giovani ed adulti faticano sempre di più a trovare o ritrovare la loro identità, sociale e spirituale. Ben venga allora questo prossimo decennio e ben venga il nostro comune impegno a favore di un mondo migliore, grazie all’impegno che sapremo esprimere, tutti e ciascuno, per cavar fuori il meglio che, ne siamo convinti, ancora c’è nell’uomo e nella donna di oggi.

Come scout riteniamo di godere di un certo privilegio, nel nostro servizio, per il solo fatto di aver a che fare con circa 140.000 tra bambini, ragazzi, ragazze e giovani dagli 8 ai 21 anni e per il prezioso e talvolta infaticabile impegno degli adulti, circa 35.000, che con essi giocano il gioco dello scautismo.

Ci sentiamo anzi di poter offrire questo privilegiato osservatorio alla nostra Chiesa ed alla società, quale termometro della realtà giovanile del nostro Paese, che ci interpella continuamente ed in modo sempre nuovo.

Questo della novità è un primo punto che vorremmo sottolineare. Non è possibile, infatti, approcciare i giovani di oggi e le loro richieste profonde con gli schemi di qualche anno fa o anche della passata stagione. Sarebbe un errore madornale, che rischierebbe di far fallire qualsiasi azione educativa. Quante volte nelle nostre associazioni, nelle parrocchie, nelle nostre diocesi, tendiamo ad applicare schemi vecchi, idee già viste, soluzioni passate, senza tener conto che chi abbiamo davanti è ogni giorno persona nuova? Quante volte non riusciamo ad accorgerci che il mondo al di fuori delle nostre realtà associative ed ecclesiali si muove ad una velocità alla quale non riusciamo a stare appresso? E quanto spesso ci lasciamo trascinare in questo ritmo frenetico e senza senso, imitando in malo modo i format televisivi e pubblicitari, incapaci invece di fermarci e di guardare oltre e di far guardare oltre ai nostri ragazzi?

È la società stessa nel suo complesso, con le sue sollecitazioni, che ci vorrebbe in continuo cambiamento, per essere continuamente adeguati agli standard del mercato, che ci vorrebbe costantemente omologati alle idee ed agli schemi, pochi e semplici, destra/sinistra, nord/sud, italiani/stranieri, credenti/non credenti, in modo tale da poterci conoscere e studiare con facilità e per poterci sfruttare al meglio.

Ma d’altro canto ed in tutt’altro modo è il Vangelo stesso che ci richiama ad una discontinuità permanente, ad una capacità critica continua e matura, ad una libertà dagli schemi e dalle semplificazioni massificanti, per condurci alla scoperta dell’originalità e della profondità della natura di ciascun uomo e di ciascuna donna.

Novità, quindi, come richiamo alla continua lettura dei giovani, dei loro mondi reali e virtuali, all’ascolto attento dei loro desideri profondi. Novità come scoperta della Buona Novella, della Parlata Nuova, di quel linguaggio nuovo che non sia solo comunicazione, marketing, pubblicità progresso, ma che sia speranza, fiducia, futuro, coerenza, testimonianza. Di questo, ci pare, hanno bisogno ed hanno voglia i giovani di oggi per innamorarsi ancora una volta, se possibile, della politica, del bene comune, delle loro città, dei problemi dei loro concittadini.

Nella grande massa di chi fa il furbo, di chi propone una mentalità che ha smarrito il senso dello Stato, di chi lo intende semplicemente come erogatore di servizi da rivendicare, di una politica che appare alla gente comune come esercizio del potere per prevalenti interessi personali o corporativi, di una politica che esce dai luoghi istituzionali, di una conflittualità e una litigiosità narcisistiche, della mancanza di ideali forti, sostituita da una mentalità consumistica e da una ricerca di risposte immediate a falsi bisogni indotti, di una economia complicata per non essere compresa e di una finanza in cui, nonostante l’informatica, i pirati e gli speculatori continuano a rimanere segreti e nascosti, i giovani di oggi, ci pare, hanno bisogno di individuare e trovare luoghi di incontro, di dibattito, di confronto, di elaborazione del pensiero politico, hanno bisogno di identificarsi e di appartenere, di partecipare e di contare per ciò che vale veramente, per ciò che dà speranza, per qualcosa che fornisca un orizzonte, con una progettazione ed una prospettiva di ampio respiro.

I giovani hanno bisogno insomma di sentirsi protagonisti, di essere coinvolti in prima persona, di fare delle esperienze concrete e di sbagliare anche, di non sentirsi oppressi, schiacciati e giudicati da una generazione adulta o addirittura vecchia, che non vuole cedere loro il minimo spazio, che anzi fa credere loro di non essere adeguati, sempre bisognosi del consiglio, della parolina, del monito del vecchio saggio che la sa più lunga.

Ci pare che queste possano essere le prospettive entro le quali impostare un lavoro di larghe vedute per l’educazione e la formazione di una nuova generazione di uomini e donne orientati al bene comune. A poco potrebbero servire progetti di alleanze a perimetro più o meno variabile, dentro o fuori dall’ambito cattolico, per la costituzione di formazioni partitiche o di alleanze elettorali.

Rimaniamo convinti che una educazione ben impostata porti all’impegno ed alla coerenza, sempre e comunque, a prescindere dalla parte politica nella quale poi si può militare.

Pensiamo che le alleanze siano fondamentali, ma che vadano fatte sulle convergenze e non sulle convenienze.

Pensiamo che ciò di cui ha bisogno il Paese oggi sia un richiamo alto, libero, autentico ai principi della Costituzione, alla coerenza dei comportamenti, ad una Politica intesa e vissuta come servizio disinteressato al Paese ed ai suoi abitanti.

E ci sarebbe piaciuto sentire, in questo momento così delicato per l’economia e per il nostro Paese, una o anche tante voci levarsi per ricordare a tutti il senso dello Stato, il senso del dovere verso lo Stato, quel senso del dovere che impone a tutti di pagare le tasse per contribuire in modo proporzionale al mantenimento dei servizi e delle autonomie, perché se tutti avessero un po’ più il senso dello Stato, probabilmente il “nero” emergerebbe, avremmo meno evasori e forse anche meno iniquità fiscale e sociale.

In questo i cattolici e la Chiesa devono saper trovare o ritrovare, prima degli altri, il senso della gratuità che fornisca quella libertà disinteressata che è premessa necessaria per una nuova verginità in politica.

I Presidenti del Comitato nazionale Agesci

Retinopera nasce cinque anni fa dall’iniziativa di un gruppo di laici, che si incontrano attorno ad un Manifesto dal titolo carico di futuro: “Prendiamo il largo”. Lo sottoscrivono un centinaio di persone, tra cui i presidenti e i responsabili delle maggiori realtà aggregative del laicato ecclesiale italiano, sia quelle di antica tradizione che di nuova origine. L’obiettivo dichiarato è quello di mediare la dottrina sociale della Chiesa come forma di impegno dei credenti di fronte alla società; animando una originale soggettività del laicato cattolico e cercando vie di rinnovamento delle sue espressioni pubbliche. Potete visitare il sito di Retinoperahttp://www.retinopera.it/actions/info.do

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