Convegno Capi: COSTRUIRE IL FUTURO SFIDANDO IL PRESENTE

adorazione“…C’è solo la strada su cui puoi contare.
La strada è l’unica salvezza.
C’è solo la strada,
la voglia e il bisogno di uscire,
di esporsi nella strada, nella piazza.
Bisogna tornare nella strada,
nella strada per conoscere chi siamo…”

Giorgio Gaber – C’è solo strada.

Questa canzone di Gaber canticchiata dolcemente da padre Fabrizio durante il suo intervento, rappresenta la sintesi migliore del suo contributo.
Persona semplice ma dalla personalità poliedrica, in grado di affiancare i ragazzi di Scampia, quelli che qualcuno mette ai margini dei propri pensieri e capace di affrontare i temi dell’aggiornamento per gli insegnanti. Ma per questi ed altri ragazzi, spesso il problema siamo noi capi, incapaci di formare alla responsabilità, alla capacità di distinguere un immaginario plausibile.

In allegato le linee guida del nuovo progetto regionale e il verbale del convegno.

gli_ospitiPadre Fabrizio comincia il suo intervento senza mezzi toni, spiegando che i nostri ragazzi cadono nell’immaginario simbolico, quello proposto dai media (per intenderci). Il guaio è che identificano quello come immaginario personale e se non riescono a saldarlo al loro stile di vita si scocciano, subentra la sfiducia e quindi la fuga. Il nostro compito in questi casi è quello di inserire nella Progressione Personale del ragazzo il passaggio da immaginario imposto a immaginario personale. Non è sicuramente cosa semplice ma dobbiamo preoccuparci di inventare strumenti che allarghino le vedute dei ragazzi verso quei temi a noi più congeniali come l’ambiente, il sociale, osservando il territorio, avvicinando l’arte per alcuni o l’artigianato per altri.
Padre Fabrizio è contro lo “scautismo gastronomico”, come scherzosamente ammette, fatto di gare di cucina fine a se stesse e vissute da capi e ragazzi unicamente come rivincita del palato sulle libagioni preparate con img_8199buona approssimazione durante il resto del campo. Per il gesuita non servono tante riunioni: “le riunioni uccidono l’AGESCI”. I ragazzi amano l’attività, infatti sentono di più l’aggregazione della piscina o della pallavolo. È anche vero che lo scout non è un modello di tendenza per i ragazzi, però se noi mettessimo nel Progetto Educativo il fare unità aggregando gli scout con i loro amici durante le nostre attività, qualche risultato lo otterremmo con buona probabilità.
Ci sono degli ambiti educativi più difficili per un educatore, come quello dell’illegalità. Purtroppo oggi questo disvalore è dilagante, ma non pensiamo al tema dell’illegalità confinando questo fenomeno nei termini più gravi; illegale è anche ad esempio il professionista che non fa la ricevuta per il suo compenso, oppure il politico che persegue l’interesse privato a discapito di quello pubblico.
registrazionePadre Fabrizio racconta: “ Eravamo in Toscana con alcuni ragazzi di Scampia. Salimmo su un mezzo pubblico e io mi avvicinai all’obliteratrice per l’annullo dei biglietti e i ragazzi mi chiesero stupiti perché stavo pagando il biglietto”. Ache questo è educare alla legalità.
Una esortazione profonda, ce l’ha rivolta padre Fabrizio, a non abbassare la Spiritualità che il metodo propone. Ormai tutti i preti si lamentano del fatto che i ragazzi, dopo l’espletamento dei consueti Sacramenti e riti (Comunioni, Cresime…) spariscono per ripresentarsi magari per il passo successivo (matrimonio) e così via. Se il nostro rapporto con la Chiesa è sofferto, i nostri ragazzi hanno occhi per vedere.
Per finire il suo intervento, padre Fabrizio ha voluto sottolineare quanto sia importante il servizio per il clan. Nell’espletamento di questa attività loro sono il Vangelo. Il servizio, come la letture del Vangelo, infonde una spiritualità che sconvolge l’animo del ragazzo; guardatelo negli occhi al ritorno da un’attività di servizio e, nonostante la stanchezza, li vedrete brillare.


lavoriFacciamo in modo che quando “passiamo”, uscendo, non chiudiamo la porta perché: “Non c’è niente di buono appena una porta si richiude dietro un uomo”
Giorgio Gaber – C’è solo strada.

Per Paola Dal Toso più che di emergenza educativa si parla di urgenza educativa. Ormai assistiamo ad una latitanza di responsabilità di fronte alla missione educativa. “Prendiamo ad esempio la scuola” dice Paola, “gli insegnati non educano perché non è nella loro missione o forse molto più semplicemente non sanno mettersi in relazione con i ragazzi.
Purtroppo anche molti capi scout non riescono ad arrivare al cuore dei loro ragazzi; la sintonia va cercata con maestria e complicità. Mettersi in gioco significa scoprire anche le proprie carte”.
Rivolgendosi alla platea, Paola pone una domanda provocatoria: “quanti di noi ricordano il colore degli occhi di Mario, Chiara… Simone (i ragazzi dei nostri branchi, reparti o clan)? Se sappiamo rispondere a questa domanda mozionisiamo sulla strada giusta.
In famiglia, i valori educativi sono sempre più confusi: i genitori si trasformano in “amiconi” dei propri figli, scegliendo un profilo basso nel ruolo che caratterizza il genitore. Il rapporto si riduce all’esercizio di un protocollo che tende a non creare conflitti e confronti proficui. È su questi temi che un buon educatore può esprimere il proprio servizio. I ragazzi hanno bisogno di parlare e di essere ascoltati. La loro principale sofferenza è la solitudine che mostra tutta la sua tristezza nei social forum dove si ritrovano tanti conoscenti senza amicizia. E allora come venirne fuori? Secondo Paola l’attenzione per loro è il miglior viatico verso il recupero. Facciamogli sentire quanto sono importanti per noi e facciamolo con i mezzi tipici delle branche che tendenzialmente vanno scomparendo per incapacità di utilizzo.
Paola ha concluso il suo intervento con un ricordo dei Beati Luigi e Maria Beltrame – Quattrocchi che hanno educato i loro figli a guardare la casa dal tetto in su, tenendo lo sguardo sempre in alto.
offertaIl breve dibattito seguito agli interventi dei due ospiti, ha mostrato spunti interessanti in ordine alle diversità religiose in associazione, la vergogna per alcuni di indossare l’uniforme, la fragilità della proposta educativa verso quei ragazzi figli di genitori separati.

A seguire, i capi presenti si sono divisi in 16 gruppi per i quattro filoni del progetto regionale. Le idee e le attività scaturite da questi “tavoli” sono state tutte molto belle, la simbologia e la visualizzazione molto diretta, la metodologia di valutazione coinvolgente anche se in alcuni casi è stato difficoltoso fare entrare i capi nell'ordine della differenza tra ciò che andava nel letto e ciò che andava nel fumo.

Dopo la sintesi presentata dai relatori, i capi riuniti in convegno hanno votato, con esito positivo, il mandato al Consiglio Regionale per l’elaborazione del Progetto Regionale che verrà presentato all’Assemblea Regionale del 11 aprile 2010.

omaggiMonsignor Seccia, fedele compagno ormai dei momenti associativi, ha concluso la giornata di lavori con la Santa Messa. Il Vescovo, durante l’incontro con i capi, ha ricordato che le sfide vanno cercate e accettate perché dobbiamo “fare”, prendere posizioni in difesa dei nostri valori educativi. Le recenti vicende sul centro oli impongono una presa di posizione inequivocabile perché così si mantiene una coerenza educativa. La sfida educativa è la nuova emergenza: occorre, però, cambiare lo stile delle relazioni soprattutto nelle famiglie, lasciandoci condurre dall’altro con fiducia perché l’altro è Dio. Per affrontare la sfida economica, secondo Mons. Seccia, dobbiamo individuare un nuovo stile di vita che ci porti ad una gestione della nostra economia capace di rimettere al centro la nostra dignità di persone e non di consumatori, che è ciò che al momento rappresentiamo per questa enorme macchina.
Per affrontare la sfida politica Mons. Seccia ha constatato come nessuna agenzia educativa sia capace di formare politici che credono nella possibilità di fare bene e questo potrebbe essere un preciso impegno.
A Mons. Seccia, durante l’incontro, sono stati consegnati mille euro quale somma raccolta fra i capi dell’AGESCI Abruzzo durante il convegno. Questa somma, per mano di Seccia, confluirà nella Caritas che proprio domenica aveva indetto la “giornata di raccolta fondi per i terremotati di Haiti”

Si è concluso così un altro importante momento associativo per l’ AGESCI Abruzzo. La definizione delle linee di indirizzo per il Progetto Regionale verranno elaborate dal Consiglio Regionale che presenterà il progetto all’assemblea di aprile, come da mandato.

Marco Cirillo
Inc. Stampa e Comunicazione
Agesci Abruzzo

Approfondimenti:

-“Mangiare le idee”

  verbaleconvegnocapi_0110

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