Torniamo a parlare della vicenda di Brindisi, riceviamo e pubblichiamo queste considerazioni di Alessandro, su una delle tragedie più crude e tristi degli ultimi anni.
Nel Ringraziare Alessandro, studente di Psicologia nel meraviglioso salento vi lasciamo alla lettura del suo scritto.
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Sabato 19 maggio è iniziato come un sabato qualunque per molti di noi, per molti non era altro che l’ennesimo assolato e caldo sabato di maggio. Non per tutti è stato così, per una ragazza di appena 16 anni, quel sabato non è stato come un qualsiasi altro sabato. Se così fosse stato, Melissa, questo il suo nome, sarebbe entrata a scuola dopo aver chiacchierato con alcune sue amiche all’ingresso dell’ istituto professionale Francesca Morvillo Falcone, avrebbe riso, scherzato, sarebbe entrata in classe. Avrebbe assistito alle lezioni, si sarebbe annoiata, avrebbe sbadigliato, avrebbe scambiato un sorriso fugace e complice con un’amica pensando ad un ragazzo che le piaceva o pensando al da farsi per la serata. Per Melissa Bassi non è avvenuto nulla di tutto questo. Qualcun altro ha deciso per lei. Qualcun altro ha deciso per lei un destino che non meritava, un destino orribile che ha condiviso con altri uomini e donne che negli scorsi anni avevano cominciato anch’essi la giornata come una qualsiasi, ma qualcun altro ha deciso per loro. Questi uomini e donne avevano una sola colpa, quella di spaventare terribilmente coloro che li hanno uccisi. Impressionante la coincidenza, se di tale si tratta. Melissa ha condiviso la stessa tragica sorte di due grandi personalità acui era dedicato l’istituto che frequentava, Francesca Morvillo e Giovanni Falcone. Loro si che facevano paura, facevano paura a molte persone vili che trovano la loro forza solo nell’unione delle loro crudeltà e della loro vigliaccheria. Questo insieme di malvagità e di crudeltà, meglio conosciuta come Mafia, si nasconde nell’ombra e nel tessuto molle della nostra società, e quando qualcuno si erge a difesa della legalità per estirpare questo vero e proprio cancro, spaventa. E quale modo migliore di toglierli di mezzo se non assassinarli con la vigliaccheria di un ordigno esplosivo azionato a distanza? A distanza di sicurezza però per chi lo aziona, si capisce. Ma a chi faceva paura Melissa? A chi poteva far paura una ragazza di 16 anni la cui sola colpa è stata quella di alzarsi dal letto, salutare come ogni giorno i propri genitori ed andare a scuola, magari stanca e controvoglia in vista dell’imminente fine di settimana? A chi ha fatto paura Melissa? Le indagini, così come il dolore di tutti noi salentini, sono solo all’inizio. Mafia, non mafia? Gesto folle ed irresponsabile di un demente? Cosa c’è dietro? Noi ancora non lo sappiamo. Quello che sappiamo è soltanto che Melissa domenica 21 maggio doveva trovarsi a fare i compiti per il giorno dopo, controvoglia e di fretta perché aveva trascorso il sabato con le amiche e non trovarsi in una tomba. No questo no. Noi giovani salentini spesso sogniamo di andar via da questa terra che per quanto bella e meravigliosa possa essere risulta troppo stretta e poco idonea a realizzare i nostri sogni e le nostre aspettative. Ma di una cosa siamo sempre stati certi, che per quanto non amassimo andare a scuola, specie in prossimità dell’estate, sapevamo di entrare a scuola e morire di noia, non di morire andando a scuola. Da oggi non abbiamo più questa certezza. Rimane solo un senso di vuoto e silenzio, tanto silenzio. Riusciremo a colmarlo prima o poi o siamo inesorabilmente destinati ad odiare così tanto questo mondo in cui viviamo da scegliere di non dare alla luce dei figli, per evitare loro di vivere in questo mondo? Ognuno risponda in coscienza a questa domanda. Per Melissa è troppo tardi, qualcun altro ha scelto per lei. Nulla ce la riporterà indietro, ma tutti possiamo almeno sperare che quando successo a Melissa non sia destinato a nessun altro. Che nessuno decida più per noi.
Alessandro G.
Studente di Psicologia dell’Università del Salento
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