Eccoci qui a proporvi una raccolta di articoli per il nuovo numero speciale del Foglio dell’Orso.
Qui di seguito trovate il numero cartaceo già preparato per voi: ci sono gli articoli in formato solo testo, oppure potete scaricare la versione e-pub o quella per la stampa a cui potrete provvedere personalmente.
Versione per la stampa – Poster delle comunità in cammino – versione e-pub (apribile con ebook reader)
Il racconto di un EPPPI da parte dei capi evento. Un’occasione di crescita, scambio, incontro, che sicuramente porterà dei frutti nelle comunità di provenienza.
“Amore è guardare dentro prima di guardare intorno”
È questo principio che ha guidato quest’avventura, sia nella progettazione che nella realizzazione.
L’amore verso i ragazzi ci ha spinti a proporre la figura di Celestino V (“il coraggio di rinunciare al potere”) come guida di questo evento e i suoi luoghi come percorso fisico e spirituale che ci hanno permesso di accompagnarli in questo brevissimo, seppur intenso, tratto di strada.
Noi capi evento, con Antonio De Marco ed il prezioso ed insostituibile aiuto di don Giorgio, abbiamo cercato di essere coerenti con l’idea che ci aveva spinto a proporre come titolo il famoso aforisma di Woody Allen “Non ho niente contro Dio, è il suo fan club che mi preoccupa”. Infatti, accompagnati dal racconto dei discepoli di Emmaus (Lc 24, 13 – 35), abbiamo raccontato l’esperienza dell’uomo che inizialmente non riconosce Gesù (LA DELUSIONE), poi il velo sui suoi occhi cade e finalmente si rende conto che il fuoco che gli bruciava dentro era la sua parola (LO RICONOBBERO nello spezzare il pane) ed infine vanno a Gerusalemme a parlarne con tutti gli altri.
Riconoscere l’intervento di Dio nella nostra vita non è facile, soprattutto quando ci si ferma all’esteriorità piuttosto che all’interiorità, al messaggio. Così abbiamo parlato con loro di tutte le cose che li scandalizza della Chiesa, di tutte le cose che secondo loro non vanno e da lì abbiamo cercato non di dare delle risposte, ma di spingerli a cercarle nei luoghi giusti, con le persone giuste.
Dalla nostra esperienza di capi e in questo Epppi ne abbiamo avuto la conferma, il problema non è la crisi di fede in sé…chi non ne ha avute? Chi non ne ha? Il problema è che i nostri ragazzi, nella maggior parte dei casi, cercano le risposte nei luoghi sbagliati e spesso ne parlano con i coetanei che a volte stanno peggio di loro! In alcuni casi i capi stessi, che dovrebbero fare loro da guida, sono distanti e non riescono a cogliere il malessere o essi stessi sono lontani da Dio, per cui dare delle risposte su un tema non condiviso genera ancora più confusione e distanza tra i nostri ragazzi e la Chiesa.
Quindi in queste 24h abbiamo cercato di colmare questa distanza vivendo una riconciliazione nuova, profonda, un’Eucarestia vissuta in prima persona e un’attenzione a tutti i dubbi che sicuramente non abbiamo soddisfatto appieno, ma è stato messo un piccolo seme che siamo certi porterà frutti, se non immediati, sicuramente nelle scelte future! Il tutto con il clima gioioso e sereno: abbiamo fatto strada, anche di notte, abbiamo fatto un fuoco allegro, abbiamo condiviso la cena e cucinato il pranzo in stile R/S.
Per concludere in bellezza e cercare di colmare la distanza tra la Chiesa e i nostri ragazzi, li abbiamo portati nel convento di clausura delle Carmelitane a S. Silvestro (Pe), a scambiare due chiacchiere con una giovane suora che ha scelto di vivere dietro una grata per tutta la vita (LA TESTIMONIANZA), dedicandola alla preghiera e a quella Chiesa e a quel Dio che i ragazzi sentono lontano. Infine, nel silenzio carico di commozione che ha caratterizzato tutto l’incontro, abbiamo chiuso il campo.
Possiamo affermare con certezza che l’esperienza è stata molto positiva. La partecipazione di 12 ragazzi ci fa ben sperare che il prossimo anno molti più capi e ragazzi possano usufruire di questo laboratorio.
Noi, con l’aiuto di Dio, ci metteremo tutto l’impegno per far si che i nostri ragazzi vivano ancora un’esperienza unica!
Buona Strada
Zelda e Gian Domenico
Cantautori in regione: tre belle canzoni da condividere
Tantissimi hanno partecipato all’Agesci Music Festival. Tre partecipanti della nostra regione ce l’hanno segnalato. Purtroppo nessuno di loro ha superato la selezione iniziale; tuttavia riteniamo che le loro canzoni meritino di essere ascoltate e cantate perché portano dentro emozioni, passioni e competenze che la nostra regione deve conoscere e valorizzare.
SEMPRE SALIRE
L’idea della canzone ci è venuta nella route del 2016, per me ed un altro ragazzo l’ultima, dato che ora siamo in co.ca. Avendo fatto una route di strada abbiamo provato a raccontare quello che ci è successo in quei dieci giorni, ma il testo è molto generale quindi a mio parere si può ampliare a qualsiasi contesto. Raccontiamo di quanto sia faticosa ma al tempo stesso gratificante la strada, che accompagnata da buoni amici e da un chitarrista che suona anche quando non dovrebbe ( il sottoscritto ) a volte si riesce a isolare quella sensazione di stanchezza. Poi come credo sia normale ad un certo punto del cammino ci ritroviamo a camminare da soli , ma non per isolarci dagli altri quanto per riflettere su noi stessi e farci domande sulle nostre insicurezze, su quello che ci aspetta e su come vivere al meglio ogni attimo, spesso e volentieri accompagnati da paesaggi che ci lasciano a bocca aperta. La terza strofa forse è quella più “personale” nel senso che in quella route in più di un paio di occasioni ci siamo ritrovati a dover ricalcolare il tragitto della strada in corso d’opera che per motivo di tempo o altro abbiamo dovuto modificare, per questo l’imprevedibilità in una route va sempre tenuta in considerazione nonostante un percorso ben studiato a priori. E per finire parliamo, nel ritornello, del diffondere allegria, del saper ascoltare e vivere l’armonia di una comunità. Spero si capisca il senso della canzone e quello che volevamo trasmettere.
La canzone si chiama “Sempre Salire” del Clan Ultreia- Castel di Sangro 1
Romano Caruso
(il testo e gli accordi sono disponibili sulla versione stampabile del Foglio dell’Orso)
OGGI NO
Siamo i ragazzi scout del Clan Totem di Giulianova. Per un intero anno abbiamo dibattuto sul tema delle dipendenze strettamente legato a quello del fallimento e fatto diverse esperienze che ci hanno permesso di toccare con mano cosa significhi davvero “cadere”. Abbiamo capito che è necessario chiedere aiuto, non arrivare ad un punto in cui non è più possibile tornare indietro, saper apprezzare ciò che si ha, in particolare la libertà di scegliere il meglio per la nostra vita e abbiamo pensato, attraverso questa canzone, di lanciare un messaggio a voi tutti.
Buona Strada!
(il testo e gli accordi sono disponibili sulla versione stampabile del Foglio dell’Orso)
LA NOSTRA STRADA
Mi sono sempre voluto sperimentare in questo tipo di concorsi, confrontando la mia musica e i miei pensieri con altre persone che condividono la mia stessa passione. Così, non appena ho saputo di questo evento, non ci ho pensato due volte e ho subito iniziato a cercare idee.
Il tema principale è stata la prima cosa a balenare nella mia mente, seguito immediatamente dall’accompagnamento. Per il testo ho trovato non poche difficoltà, ma alla fine è venuto fuori: si basa su ciò che ho vissuto in questi miei anni scout, fino al noviziato, nei quali ho visto molti ragazzi che si lamentavano di alcune attività (come il troppo camminare o il troppo poco gioco), oppure che entrano a far parte della comunità solo per seguire amici, o che la lasciano perché magari preferiscono andare in giro il sabato pomeriggio anziché fare riunione.
La risposta a tutto questo viene data dal ritornello: la voce di quei ragazzi che credono veramente nel cammino scout.
Lo stare insieme è ciò che fa crescere veramente tutti noi, e con questa canzone voglio che tutti lo gridino insieme a me.
Giovanni Pietrantonio – Noviziato PESCARA 3
Gli anniversari sono motivo di festa per tutti. Facciamo insieme memoria, per proiettarci verso il futuro.
“10, 20, 30, 40, 50 passi…” per il Chieti 3
Quest’anno ricorre il cinquantesimo della ricostituzione del Gruppo Chieti 3, da quel 4 novembre 1967 in cui si pronunciarono le Promesse degli Esploratori del nuovo Riparto ASCI.
Per celebrare questa ricorrenza, la Comunità Capi ha predisposto un ricco calendario di eventi, che vedrà protagonisti gli Scout e le Guide del Chieti 3 di oggi e di ieri.
Il primo momento di Gruppo è stato vissuto il 4 novembre 2017, esattamente nel giorno del cinquantesimo, con una Celebrazione Eucaristica per ringraziare il Signore di questi splendidi anni vissuti avventurosamente. I rifondatori del Gruppo, i fratelli Aurelio e Raffaele Bigi, sono intervenuti raccontando gli esordi del Chieti 3; un’altra presenza importante è stata quella di Lorenzo Buontempo, un esploratore della prima ora, del quale abbiamo ascoltato uno stralcio di racconto emozionante della sua Promessa scout dal suo Quaderno di Caccia.
UN PO’ DI STORIA
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, alla rinascita dell’Asci, nasce anche il “Riparto Chieti terzo”, presso il Pontificio Seminario Regionale. Il “Direttore” (all’epoca si identificava con questa qualifica), è il Prof. Sebastiano Saba, l’Assistente Ecclesiastico è D. Ottavio De Cesaris. L’atto viene registrato il 28 marzo del 1946, con il numero 789.
4 NOVEMBRE 1967
Pochi giorni dopo il convegno dei Capi e vice Capi Squadriglia, il Riparto Scout ASCI del Chieti 3 si preparava per le Promesse in programma il 4 novembre. Il 4 novembre è una data importante per noi italiani, ma per noi scout del Chieti 3 lo è un po’ di più: con la Promessa si entra a far parte ufficialmente degli Scout, ma in quell’occasione il Chieti 3 veniva anche ad avere il riconoscimento ufficiale del nuovo gruppo A.S.C.I.
Il 4 novembre del 1967 alle 9:30, tutti i ragazzi del Riparto erano presenti e puntuali sul luogo dove si sarebbe svolta la cerimonia: piazzale di S. Maddalena. C’erano tutti i genitori, i rappresentanti del Chieti 1 e Chieti 2, il Commissario Provinciale e la Madrina della fiamma, D.G. Peduzzi. Per la prima volta la Bandiera Italiana fu issata dal Chieti 3, seguita dalla breve ma significativa cerimonia della benedizione della Fiamma, dei baschi e dei fazzolettoni. In quest’occasione, dieci ragazzi fecero la Promessa: furono le prime speranze sulle quali il Gruppo potè fare affidamento.
ANNO SCOUT 1975-76
Con l’unione dell’A.S.C.I. Chieti 3 e dell’A.G.I. Chieti 3, nacque il Gruppo A.G.E.S.C.I. Chieti 3:
Branco “Rupe Rossa”, Riparto “Yorkshire” e noviziato “Black- Sheep…
Il Gruppo aveva sede presso la chiesa dei Cappuccini “Mater Domini”.
ANNI SUCCESSIVI
Negli anni successivi il Gruppo si trasferirà nella Cattedrale di S. Giustino dove resterà per un decennio, supportata dalla nobile figura del Parroco Don Enrico Natale. La mancanza di giovani nel centro della Città risulterà determinante per tentare un nuovo trasferimento nella più moderna zona dello “Scalo”, dove per cinque anni resterà nella sede della parrocchia dei Dodici Apostoli. Un nuovo trasloco porterà il Chieti 3 nell’attuale Parrocchia di San Pio X.
CALENDARIO DEGLI EVENTI PER IL CINQUANTESIMO DELLE PRIME PROMESSE DEL CHIETI 3
NOVEMBRE 2017: S. Messa di Gruppo nel cinquantenario delle prime Promesse
FEBBRAIO 2018: Thinking Day dei Gruppi di Chieti
MARZO 2018: Festa degli ex – “CH3_SCOUT_REUNION_50mo”
MAGGIO 2018: Convegno sull’educazione per genitori e Capi
LUGLIO/AGOSTO 2018: Campo di Gruppo del cinquantesimo
LABORATORIO BIBLICO: come riconoscere la parola. Imparare Facendo.
Castilenti, 2-3-4 febbraio 2018
È successo: in Abruzzo si è svolto il primo laboratorio biblico. Iscritti 16 curiosi capi, 4 meravigliosi bambini, tutti curati da uno staff attento e competente.
Innanzitutto lui, Digio – don Marco – che ha condotto magistralmente, con ironia e competenza, il percorso di conoscenza del libro di Giona; ha insegnato a leggere le parole in senso storico, logico, causale, profetico, metaforico, simbolico, facendo riferimento alla propria vita di uomo e di donna, quando non si accetta il perdono e il grande ed infinito amore di Dio.
Tutti allievi e tutti maestri, tutti attori e tutti spettatori, mentre il Signore entrava e parlava, nella splendida cornice dell’ex convento di S. Maria dell’Oliveto.
Come si conviene ad un laboratorio, si è anche appresa qualche tecnica per fare catechesi con i nostri ragazzi… alla prossima biblica avventura!!!
Alessandra Fileni
Preghiera per Pasqua (Roberto Laurita)
E’ presto, ed è ancora buio
ma quello, Gesù, era veramente
il primo giorno della settimana,
il giorno in cui la storia dell’umanità
prende una svolta nuova, inimmaginabile.
La morte non ha potuto
tenerti a lungo fra le sue braccia:
la pietra che ostruiva il tuo sepolcro
ora è rotolata via, è stata tolta
e con essa ogni tentativo
di bloccare la sua missione,
di toglierti di mezzo,
di chiudere per sempre il capitolo nuovo
che tu hai offerto ad ogni creatura.
Coloro che ti hanno amato,
come Maria Maddalena,
non hanno più un morto
su cui piangere, a cui esprimere
il loro affetto, la loro amicizia.
Non c’è più bisogno di una tomba,
né dei teli e del sudario:
tu sei risorto e vivi nella gloria di Dio.
Ed ora puoi incontrare
ogni uomo ed ogni donna
disposti ad accoglierti,
ad aprire il cuore al tuo Vangelo.
Ora per tutti coloro che sono pronti
a lasciarsi sorprendere da Dio
si apre la porta della fede.
Ed è cosi che Giovanni, l’amato,
ma anche colui che si è lasciato amare
e ti ha seguito fino alla croce,
approda alla gioia del credente.
Un grande vuoto per il gruppo Pescara 1 da quando ci ha lasciati Dante Monselice. Vi proponiamo un commosso ricordo di chi ha incrociato la sua strada.
DANTE interrompe le trasmissioni, ma trasmette sempre.
Per incontrare Dante Monselice, bastava girare l’angolo della Cattedrale di San Cetteo, in Pescara Porta Nuova (lui l’avrebbe sottolineato!), dirigersi verso la storica sede del Pescara 1, in Via Attilio Monti, e si poteva esser sicuri di trovarlo lì!
Negli ultimi anni la sua costante presenza nei locali della sede scout, è stata la sua personalissima modalità, spontanea e speciale, per far vivere ancora il “servizio” ai ragazzi e ai suoi giovani Capi. Un servizio da “sentinella”, certamente non contemplato in nessuno spazio del censimento associativo, eppure Dante se lo è ricucito su di sé, interpretandolo come colui che è lì per aspettare, per accogliere, per ascoltare, per “indicare la strada”… sempre pronto a dare una mano. E così i ragazzi scout dell’ultima generazione del Pescara 1, pur non avendolo avuto come capo/educatore, hanno avuto la fortuna di conoscerlo come “il vecchio capo fondatore del gruppo”, una specie di leggenda, lieti e rassicurati nel vederlo in sede: “Ciao Dà!” e tutto aveva nuovamente inizio…
Un inizio che è datato 1945: un gruppetto di giovani esploratori, tra cui Dante, al momento della liberazione della città di Pescara, da parte di un’armata canadese e di soldati indiani sikh, si mostra fedele al motto scout “Estote parati”! Recuperate le camicie e i fazzolettoni nascosti nel periodo della clandestinità, per via del fascismo, quei ragazzi indossano ciò che resta della loro uniforme e si fanno trovare “pronti” al crocicchio dietro la Cattedrale, per salutare la colonna dei “liberatori”!
Ed ecco che avviene qualcosa di inimmaginabile: il comandante del carrarmato, davanti a quel manipolo di ragazzi in uniforme scout, ferma la colonna delle truppe, scende dal carrarmato e va incontro accogliendoli con il saluto scout! Da lì a qualche giorno sarebbero stati invitati al loro accampamento militare, ai confini con le Marche, quello sarà il primo campo estivo della rinascita, il campo del nuovo inizio dopo la seconda guerra mondiale!
Questo incredibile evento, testimonianza concreta della fratellanza internazionale dello scoutismo, ha profondamente segnato la vita di Dante e il suo stile nell’essere scout!
Credeva fermamente nel valore della promessa che rende tutti “fratelli”: ha sempre invitato i ragazzi e le ragazze del gruppo a partecipare ad eventi internazionali, dai tanti “Jamboree on the air”, durante i quali con la sua radio, in un mondo ancora senza internet, potevano essere raggiunti i posti più lontani del pianeta e ascoltate voci gracchianti e misteriose parlare in un inglese dalle pronunce improbabili, fino ai diversi “Jamboree” che si sono susseguiti in questi decenni: in Cile, Svezia, Inghilterra, Giappone…!
Ci ha educati, così, ad incontrare gli altri senza pregiudizi, a seguire le nostre curiosità e a conoscere il mondo per essere più “ricchi”.
Credeva nella condivisione: la sede, il materiale del gruppo, le stesse risorse umane, tutto poteva essere condiviso con gli altri, affinché la proposta scout potesse essere vissuta da un numero sempre più ampio di ragazzi.
Ci ha educati, così, a non essere gelosi di ciò che si ha, ci ha portati a scoprire la bellezza del dono e a essere sempre disponibili nel ricoprire i servizi ad ogni livello associativo.
Credeva nell’importanza della formazione: consapevole che nel servizio educativo ben poco può essere improvvisato, si è lanciato nell’avventura dei campi scuola con l’entusiasmo di un giovane capo, desideroso di apprendere e di confrontarsi con gli altri.
Ci ha educati, così, a non essere presuntuosi, a non sentirci mai arrivati, a cercare sempre il confronto con gli altri capi e ad essere esigenti con se stessi per dare il meglio nel servizio.
Credeva nel valore del servizio, come unica modalità per amare Dio e costruire un mondo migliore: uomo umile e modesto ha vissuto la sua vita, in una dimensione permanente di servizio, non solo quello educativo, ma anche quello concreto e coraggioso nella Protezione Civile, che lo ha visto in prima fila in tante situazioni di emergenza, dai terremoti alla guerra in Bosnia.
Ci ha educati, così, a servire l’altro con umiltà e discrezione, a trovare Dio nell’uomo e a costruire la pace attraverso i piccoli gesti.
Credeva in uno scoutismo che passa dai piedi: ogni occasione era buona per uscire dalla sede e portare i ragazzi sui monti della sua amata Maiella, del Gran Sasso, delle Alpi a contatto con quella natura capace di parlare ai cuori della bellezza di Dio.
Ci ha educati, così, a incontrare Dio anche nel Creato, a rispettare la natura, sia quella piccola e semplice di un’aiuola, di cui aver cura nella quotidianità, sia quella maestosa e imponente delle montagne che è da preservare per le generazioni future.
Credeva nel valore della comunità: insieme tutto era possibile!
Ci ha educati, così, ad avere fiducia negli altri e ad avere fiducia in noi stessi per costruire un vero spirito comunitario.
Caro Dante, grazie per tutto quello che ci hai insegnato, cercheremo di esserne degni e di continuare a vivere il nostro servizio di educatori seguendo i tuoi “segni di pista” e custodendo in cuore la tua solita e ultima raccomandazione prima di ogni campo: “Ue uagliò, mi raccomando i ragazzi!”.
Allora basterà portarti con noi in cuore per essere sicuri di ritrovarti ancora “lì”, non più dietro l’angolo della Cattedrale di San Cetteo, ma dentro ogni relazione educativa che saremo capaci di tessere con i ragazzi che il buon Dio ci darà da incontrare.
La Comunità Capi del Pescara 1 di oggi, di ieri e di domani.
#ricordoche
#ricordoche Dante seppur all’apparenza potesse sembrare uno scricciolo d’uomo, aveva una forza grandiosa. Lo vedevi sempre lì, nella sede scout, indaffarato. Metteva a posto la confusione lasciata dal Reparto, accoglieva i lupetti con un sorriso gentile, raggruppava i ricordi del Pescara 1 con una cura minuziosa.
#ricordoche Dante amava raccontare dei suoi campi scout, di quando prima c’era poco e con quel poco si facevano grandi cose. Gli piaceva molto condividere la sua grande passione, la radio, incantava i più piccoli parlando delle sue comunicazioni che arrivavano fin dall’altra parte dell’Oceano stando semplicemente seduti a casa o in sede. Dante era anche l’uomo dei campi scout, cercava di non perdere nessun appuntamento, con il suo mitico furgoncino ha seguito il gruppo praticamente ovunque. Dante era un concentrato di umiltà, gentilezza, competenza e rigidità quando necessario. Lo voglio ricordare così, cittadino del mondo sempre pronto a tendere una mano e a portare alti i valori più nobili dello scoutismo.
Luca, 25 anni
#ricordoche venne da me ad espormi un problema di uno dei nostri ragazzi e mi disse: “Luì, aiuteml stu vuaglion! È ciaccia nostra!!!” Questo erano per lui i ragazzi: un pezzo di se stesso.
Luisa, 66 anni
#ricordoche durante la Route di clan sulle Alpi ero sfinita, non volevo proseguire. Dante mi incoraggiava, “dai su su che siamo quasi arrivati”. Vedendomi proprio a terra, tiró fuori dallo zaino una pagnotta di pane e la nutella! Ci fermammo tutti a rifocillarci e dopo questo spuntino energetico, ripartimmo verso le vetta… grazie Dante!
Gabriella, 75 anni
#ricordoche una volta dovevamo organizzare un’uscita di Strada credo un hike sulla Maiella. Appuntamento a casa di Dante…la casa era facile da trovare: era quella sormontata da un’antenna alta troppi metri. Come di consueto ci spiegò il sentiero che dovevamo fare, passo dopo passo, incrocio dopo incrocio, punti acqua (1 forse), insidie tutto ciò che se oggi prendi googlemaps e zummi esce la scritta “chiedi a Dante”. Dopo aver finito piccola visita della casa e dei cimeli. #ricordoche ci mostrò uno zaino. Era perfettamente fatto. Pronto ad essere messo in spalla. Ci disse che quello era per le emergenze. Sempre pronto, perché se c’è un’emergenza non c’è mai tempo di fare lo zaino. Il 6 aprile del 2009 ero all’estero, riuscii a rientrare da Roma a Pescara poco prima che i cavalcavia dell’autostrada fossero dichiarati inagibili. Mentre tornavo mi chiamò il capogruppo per chiedermi se partivo con gli altri. Giusto il tempo di tornare a casa e prendere lo zaino, che era già pronto.
Denis, 32 anni
Una immagine che mi ritorna alla mente è Dante davanti alla sede vicino al furgone bianco di gruppo. Insieme ad un drappello di rover era pronto a partire per portare aiuto alle popolazioni abruzzesi dopo il sisma dell’84. Il furgone era carico di tutto il materiale necessario e sulle fiancate spiccava, insieme alla scritta Pescara 1, il simbolo della protezione civile. Era nata la prima pattuglia di pronto intervento di gruppo.
Concetta, 53 anni
I miei ricordi sono tanti, in particolare la sua premurosa presenza durante tutti i giovedì dopo il catechismo quando le mie guide avevano riunione di squadriglia.
Cristina, 63 anni
#ricordoche non ti riposavi mai, sempre all’opera, sempre pronto ad intervenire, in qualsiasi situazione tu c’eri.
Francesco, 36 anni
Ricordo la sua costante presenza in sede, non serviva avere le chiavi sapevi benissimo che c’era lui in sede, ti trasmetteva amore per lo scautismo che è lo stesso che cerco di trasmettere ai miei figli
Emanuela, 36 anni
#ricordoche se non spegnevi le luci dopo la riunione di squadriglia ti chiamava a casa per avvisarti
#ricordoche mi insegnò lui a fare le legature… E vista la poca abilità, mi insegnò il trucchetto per stringere… Sempre lì per noi…
Cristiana, 32 anni
#ricordoche quando eri in ospedale e ti cantavo la promessa, tu ti calmavi
Marisa, 73 anni
Ricordo Dante dal primo anno dei lupetti ed è stato un onore averlo conosciuto, non lo dimenticherò mai, soprattutto le due parole che mi diceva sempre: “Mi raccomando!”
Jacopo, 17 anni
Immagini di DANTE
Il clan del gruppo Vasto 1 ci racconta una vigilia di Natale speciale.
Racconto di una piccola esperienza di servizio: noi, una piccola grotta di riparo per i bisognosi.
Ricorderemo per sempre il campo invernale 2017 della branca R/S.
Se è vero che non c’è servizio più importante di un altro, è altrettanto vero che lo scoutismo ti porta a vivere esperienze che segnano la vita, tanto dei capi quanto dei ragazzi, più di altre.
Vivere la vigilia di Natale a Roma, lontani dalle famiglie e dagli affetti, mettendosi al servizio degli ultimi? Era una sfida per tutti, per i ragazzi del Clan e del Noviziato, i capi, il gruppo Vasto 1 e la Comunità parrocchiale.
Tutti ci hanno accompagnato in questo cammino, offrendo sostegno, anche materiale, all’esperienza della branca R/S.
Sono le parole dei novizi e delle novizie, dei Rover e delle Scolte, a descrivere le emozioni di giorni davvero intensi. “Quanti possono dire di aver trascorso la Vigilia di Natale in una stazione? Quanti possono dire di aver davvero compreso e toccato con mano lo spirito del Natale?
L’atmosfera familiare non è certo mancata, anzi, è stata parecchio sentita da chi una casa non ce l’ha.
Servire un pasto caldo, rallegrare la serata con canti, balli e qualche tiro a pallone ha significato tanto per quelle persone e non da meno è stato ciò che loro hanno lasciato a noi”.
Lo racconta Costanza, che ha ancora negli occhi l’incontro con Giampiero: “Ex scout, purtroppo senza fissa dimora, con la passione per la musica, a cui abbiamo voluto donare la chitarra di Clan, nostra fedele compagna, con la speranza che ora sia lui a suonare per quanti vivono come lui”.
Nell’esperienza a Roma abbiamo incontrato la Comunità di Sant’Egidio, a Santa Maria a Trastevere e a via Dandolo, con i volontari intenti a preparare il pranzo di Natale e a portare avanti le mense per i poveri. “I volontari della comunità di Sant’Egidio tengono a chiamare ogni senzatetto per nome, perché è difficile non sentire qualcuno pronunciare il proprio per lungo tempo – racconta Camilla – È bastato questo per farci capire quanta sensibilità abbiano e quanto affetto provino nei confronti delle persone che ogni giorno sono disposti ad aiutare senza riserve. Anche noi abbiamo cercato di imitarli, forse all’inizio un po’ intimoriti, ma con tanta voglia di fare e con il sorriso sulle labbra”.
Una vigilia di Natale vissuta con il cuore in mano, fatta dell’incontro con i salesiani anziani della Comunità Beato A. Zatti, sacerdoti e laici che nella loro vita sono stati a servizio dei giovani e anche del nostro Oratorio di Vasto e con cui abbiamo condiviso ore di felicità.
La nostra vigilia di Natale, nella comunità di Sant’Egidio di via Caio Manilio e nella stazione Tuscolana è stata all’insegna della condivisione “ma non una qualsiasi, una di quelle particolarmente speciali: quella della nascita di Gesù nato povero e senza dimora – racconta Caterina – È stato un momento vissuto con persone un po’ meno fortunate di noi, che non avevamo mai visto in vita nostra, ma che ricorderemo per sempre.
I loro sorrisi, i loro ‘grazie’ sussurrati piano, che hanno scavato dentro di noi solchi profondi, i loro occhi che non riuscivano a trattenere l’esplosione di emozioni che provavano e i nostri brividi nel capire di essere stati una piccola grotta di riparo per queste persone.
Proprio come quella grotta che più di duemila anni fa ha accolto Gesù e la sua famiglia”.
Abbiamo atteso la mezzanotte, la nascita di Gesù, stretti l’un l’altro e liberando le voci nel canto che era carico di emozioni. Il ritorno a casa, mentre sorgeva il sole del giorno di Natale, ci ha visto con gli occhi stanchi ma i cuori colmi di felicità. “Il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri” diceva Baden Powell.
Credo che questa frase racchiuda l’essenza di tutto il campo e quella che prima di partire mi era sembrata una rinuncia si è poi rivelata una conquista.
Il nostro galeone educativo.
Scartabellando alcuni appunti di qualche tempo fa, mi sono imbattuto in un disegno che descriveva, con efficacia, la nostra Associazione immaginata come un grande galeone che solca placido i mari.
Incuriosito da quella suggestione, ho provato a ricomporre l’immagine alla luce della riforma “Leonardo”. Ne è risultato un disegno che non vuole avere alcuna pretesa di esaustività, e che naturalmente traduce un’interpretazione individuale dei meccanismi associativi.
Mi piace pensare che nelle vele gonfiate dal vento dello scautismo sia identificabile il grande patrimonio valoriale espresso da Legge, Promessa e Motto, e che siano abitate dai nostri ragazzi, i quali si muovono liberamente lungo di esse, traguardando l’orizzonte della vita piena. I ragazzi stessi popolano, insieme ai loro fratelli maggiori, il ponte della nave, il cui tavolato è costituito dalla Comunità Capi e dal Progetto Educativo che insieme fondano e sostengono l’azione educativa quotidiana di ciascun gruppo scout.
Bellezza & Bellezza
Se già B.-P. paragonava la vita di una “banda” di ragazzi scout a quella di un’allegra ciurma di una nave, la parte superiore del galeone restituisce con efficacia il lato immediatamente visibile dell’intera bellezza dello scautismo. Eppure essa non si esaurisce tutta lì. Il vascello è infatti costituto anche dallo scafo, che consente a tutta l’imbarcazione di galleggiare e di prendere il largo.
È la vita del capo all’interno di quelle che noi chiamiamo strutture, che ci racconta l’altra parte, diversa, più nascosta, ma parimenti importante, della bellezza dello scautismo. E che ci chiede diversi gradi di coinvolgimento e partecipazione.
L’imbarcazione non solo va “governata”, ma una volta lasciato il porto delle sicurezze deve prendere il largo, puntare un orizzonte, progettare una destinazione per il proprio viaggio!
Infatti, la dimensione progettuale di cui è connaturata l’Agesci non si esaurisce con il solo Progetto Educativo di Gruppo, ma ci obbliga a muovere il timone, ci interroga su progetti più ampi, orizzonti più estesi, mete più dilatate nel tempo.
L’immagine rende bene i diversi livelli e i diversi gradi di partecipazione: la nave richiede un equipaggio non solo fatto dai capigruppo, incaricati, responsabili e così via discorrendo, ma anche dal coinvolgimento di ciascun socio adulto.
Un’idea dalla prua al timone
Ognuno di noi è infatti chiamato a formulare la “volontà politica” di tutta l’associazione (grossomodo nella prua dell’imbarcazione) tramite la partecipazione ai momenti assembleari, sia a livello locale che a livello regionale.
È nelle assemblee che si analizza lo stato dell’arte e si verifica il percorso compiuto. È lì che prendono corpo quelle idee (indirizzi) che devono trovare ragione rispettivamente nei Progetti di Zona, nelle Azioni Prioritarie Regionali o nelle Strategie Nazionali d’Intervento …
Se possiamo esprimere le nostre idee offrendo la nostra voce nei territori più vicini – zona e regione -, per evidenti ragioni numeriche a livello nazionale deleghiamo un nostro rappresentante di Zona, il Consigliere Generale, che si muove su e giù lungo una scaletta che abbraccia tutti e tre i livelli delle strutture, promuovendo e raccordando le istanze locali con quelle via via più ampie e generali.
Come appena accennato, gli indirizzi, espressione di una volontà e scelta progettuale, trovano corpo nelle Strategie, nelle Azioni o nei Progetti, a seconda del livello interessato. Ebbene, c’è qualcuno che – oltre a fare tante altre cose – è istituzionalmente chiamato a redigerli e tradurli in programmi concreti e verificabili. Sono i Consigli: di zona, regionali o nazionale, e vi prendono rispettivamente parte i Capi Gruppo, i Responsabili di Zona e i Responsabili Regionali.
I programmi attuano quindi le scelte compiute ed animano quella che solo apparentemente è la vita ordinaria dell’Associazione, sia per i ragazzi (varie occasioni d’incontro, come un Thinking-day di zona o la partecipazione a una manifestazione diocesana; eventi, dalle PPOO agli EPPPI, dai Campetti di Specialità alla Ross…) sia per i capi (eventi di carattere formativo, incontri metodologici fra branche, botteghe…)
La gestione di tutto ciò è prerogativa dei Comitati: di zona, regionali o nazionale, “braccio operativo” (passatemi il termine) dei rispettivi Consigli, ovvero di quelle idee nate a livello assembleare, coagulate nei progetti/azioni/strategie, che finalmente trovano concretezza avendo correttamente seguito il percorso Assemblea/Consiglio/Comitato.
Il percorso dalla prua al timone, ovvero dall’idea alla scelta, è finalmente compiuto ed il nostro galeone potrà virare il timone verso la rotta stabilita. Esiste inoltre la nostra ancora di salvezza, che “garantisce e rappresenta l’unità dell’Associazione in Italia e all’estero” raffigurata, naturalmente, dalla Capo Guida e dal Capo Scout.
Coinvolgersi & muoversi
Muoversi nella chiglia dell’imbarcazione richiede certamente tanta passione. Se, da un lato, il Consiglio – ad esempio quello di zona – è intrinsecamente costituito dalle rappresentanze dei Gruppi (Capi Gruppo oltre i Responsabili, con il comitato, e il Consigliere Generale), i Comitati necessitano invece di tante risorse da coinvolgere per poter assolvere ai propri specifici mandati di una gestione efficiente ed efficace, tramite gli incaricati (alle tre branche, ad ambiti specifici, organizzazione ecc…) e le eventuali pattuglie a loro supporto.
Senza voler qui affrontare la problematica, la cronica mancanza di capi disponibili a giocarsi a livello “strutture” rende tutto un po’ più complesso, rischiando di far rallentare la nave o di rendere il viaggio alquanto accidentato. Ma appare evidente come sia tutto lo scafo a sostenere il ponte, ovvero la vita di ciascun gruppo… eppure tante volte esso è percepito così distante da noi!
Partecipare vuol dire produrre effetti concreti, che concorrono a migliorare il quotidiano servizio… di tutti, implementando l’offerta di una proposta educativa che desidera far crescere i ragazzi che ci sono affidati come persone significative e felici!
Pronti, partenza… si gioca!
Vi lascio con un’idea di un semplice gioco da fare nelle vostre comunità capi, che può aiutarci a conoscere meglio noi stessi come Associazione. Stampate l’immagine del vascello ed inoltre realizzate, con la vostra fantasia, alcuni segnalini che indichino il ruolo o l’incarico delle figure che popolano lo scafo della nave… e non solo! Ad esempio: CapoGruppo; IaBZ RS, Responsabile di Zona, IaB EG, Inc. Naz. LC, Consigliere Generale, ICM, Inc. naz. Organizzazione…. più ne realizzate, meglio è!
Dividetevi in due squadre. La squadra di turno sceglierà un segnalino e inviterà l’altra a posizionarlo nella giusta collocazione sul disegno del galeone, chiedendo quindi “cosa fa”…!
Attribuitevi un punteggio in base all’esatta corrispondenza ed alla descrizione del ruolo… Con l’augurio di trascorrere una riunione di comunità capi… diversa dal solito!
Ruggero (IR FoCapi)
La pattuglia regionale Protezione Civile ci regala un prezioso strumento per il nostro servizio.